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Tarlo del legno (anobium punctatum)

Foto di Tarlo del legno adulto, Anobium punctatum

Un coleottero del genere degli Anobidi, proprio come quello del pane e del tabacco, ma mentre quei due si nutrono di una vasta gamma di oggetti, molti dei quali non classificabili come cibo tradizionale, questo è più specifico, può solo metabolizzare la cellulosa ma non si trova nei libri come gli psocotteri ma infesta il legno di cui si nutre. Una dieta che lo mette nella categoria degli insetti xilofagi, come le formiche carpentiere e le termiti. La larva può vivere per anni e nel frattempo scavare gallerie nel legno distruggendolo.

Tassonomia

Identificato dall’entomologo svedese Charles de Geer nel 1774, è un coleottero artropode della famiglia Ptinidae, sottofamiglia Anobiinae, solitamente identificato per il suo genere, quello dellAnobium, è anche una delle 70 specie di scarabei che infestano il legno, gli inglesi lo chiamano verme del legno e coleottero comune dei mobili come parte dei “Powderpost beetle” quegli insetti che masticando il legno lo riducono alla consistenza della farina.

Comportamento

L’uovo, quando è depositato insieme alle altre dalla femmina, viene schiacciato nel legno, cambiando leggermente la forma.

La larva esce dall’uovo masticandone il guscio e comincia da subito a scavare nel legno dove si trova dei passaggi longitudinali larghi 2 mm circa, intasando il passaggio dietro di sé con escrementi e trucioli di legno. La sua attività è notturna.

prima del bozzolo passa attraverso varie mute, quando deve cominciare la pupazione o crisalide si prepara con una serie di azioni:

si avvicina alla superficie, lasciando tra essa e sé stessa un muro non più spesso di 1 mm, torna indietro di 4-5 mm e mastica una “culla” ovale, separandola dalla fine del passaggio di con delle feci incollate e trucioli, a questo punto comincia a vivere nel suo bozzolo.

Crescendo diventa marrone scuro e dura, all’inizio è completamente ferma, una volta matura morde il bozzolo per uscire da esso e dalla galleria attraverso il buco di sfarfallamento, la vita dell’adulto è piuttosto breve se comparata alla larva, incapace di nutrirsi non causa direttamente danni a cose o persone, cerca subito una compagna o compagno, la femmina può rimanere e procreare direttamente dal buco di sfarfallamento per poi lasciare le sue uova nella stessa galleria da cui proviene.

La femmina tende a lasciare le uova nelle crepe del legno non trattato e non verniciato ma anche nei vecchi fori di sfarfallamento, gruppi di 20-100 uova, non necessariamente nello stesso punto.

L’adulto non si nutre, ed è capace di volare ma si limita a procreare e se femmina depone le uova.

Sembra esserci una correlazione tra il peso della femmina e il numero delle uova deposte, ma è un rapporto piuttosto irregolare, per cui ci sono ulteriori variabili che ancora non sono state identificate.

Nonostante la mobilità data dalle ali, sono filopatrici, non volano lontano da casa, è solo grazie all’attività umana che riescono ad emigrare e coprire grandi distanze.

Dieta

Si nutre della polpa del legno, in particolare della cellulosa da cui sono estratte le sostanze nutritive grazie ai particolari enzimi presenti nella sua flora batterica.

Attacca solo il legno vecchio e morto, può svilupparsi nel legno con una umidità tra l’11% e il 18%, negli ambienti caldi ed umidi (umidità relativa, RH sopra il 60%), ignorando quello vivo o fresco, per questo è più facile trovarle negli ambienti umani che in natura.

Il metabolismo della cellulosa attraverso la simbiosi

Il tarlo riesce a nutrirsi del legno grazie alla simbiosi con dei microrganismi per produrre gli enzimi necessari ad abbattere la cellulosa ed assimilare i suoi componenti nutritivi.

Questi microorganismi sono i saccaromiceti, un tipo di fungo, un lievito, che si trovano nel mesentero, (l’intestino medio, la 2° sezione di 3 dell’apparato digerente degli insetti), nelle femmine sono adiacenti ai loro organi riproduttivi, per perpetuare questa simbiosi durante l’ovodeposizione essa contrae dei muscoli appositi per ricoprire l’uovo delle cellule del lievito, in modo che nel momento dell’emersione nutrendosi del guscio possano acquisire lo stesso metabolismo, senza di cui non trarrebbero nutrimento dal legno.

Le cellule del lievito inizialmente rimangono nel canale dell’intestino per poi entrare nelle sue cellule epiteliali. Durante lo stato di crisalide quando comincia a prendere colore, il batterio entra nelle tasche del Proctodeo, (la parte finale dell’apparato digerente) in preparazione per quando la femmina dovrà continuare il ciclo.

Il ruolo completo di questi funghi per l’organismo dell’insetto non è ancora completamente chiaro, ma sono essenziali per il loro normale sviluppo.

In un esperimento sono state osservate larve normali e larve che non hanno mangiato la porzione dell’uovo che contiene le cellule di lievito, queste ultime sono comunque cresciute anche se più piccole sopravvivendo per 17 mesi.

Non è chiaro se fossero effettivamente privi del fungo per metabolizzare la cellulosa, nessuna dissezione è stata fatta.

Morfologia

Uovo

Foto di uova di tarlo del legno Anobium Punctatum

Parte di un cluster di decine d’uova, sono più piccole di 1 millimetro, assomigliano ad un piccolo chicco di riso, con un colore simile al bianco, hanno degli alveoli, minuscole cavità a cellette, il che facilita l’azione della femmina di rivestimento dell’uovo da parte di cellule del fungo di cui si nutriranno nel momento in cui si fanno strada con i denti per uscirne.

Larva

Quando nasce è lunga solo 1 mm, poco più dell’uovo, ha un colore tra il bianco e la crema. Cominciano a nutrirsi del legno sin da subito, passando per molte mute nell’arco di una vita relativamente lunga per un insetto, 3-4 o più anni crescono anche fino a 7 mm. Ha una forma a C, con peli e arcate distinte, la testa ha una circonferenza più piccola rispetto al corpo e scura, con una bocca con cui scava attraverso il legno.

Pupa o Crisalide

E’ bianca con i lineamenti dell’adulto già prominenti, maturando diventa marrone scuro e il suo corpo si indurisce.

Adulto

Hanno una forma cilindrica, allungata e convessa, è coperto da sottili peli grigi sopra e sotto, su un corpo marrone scuro o rossiccio. Sopra l’elitra, (ovvero le ali anteriori) c’è una fila di 10 scanalature o fossette uguali, hanno delle antenne con 8-11 segmenti, serrate a pettine con una porzione più pronunciata di 3 segmenti. E’ ricoperto di fini peli giallastri.

Questi coleotteri sono piuttosto piccoli, con una lunghezza dai 3 ai 5 mm ed una larghezza meno variabile, tra i 1,2 ai 1,7 mm. Le femmine tendono a essere più grandi, come succede per molti insetti.

Assomiglia molto ad un altro mangiatore di legna presente anche in Italia, il Lyctus brunneus. Si distingue da esso grazie ad un corpo più largo e corto, un colore più scuro e la forma della testa e del protorace, vista dall’alto i suoi occhi appaiono celati e la testa come un triangolo dagli angoli smussati, mentre nella Lyctus gli occhi sono più prominenti, visibili dall’alto e sembrano uscire da una testa quadrata.

Habitat e Diffusione

Originaria dell’Europa è ormai presente in tutto il mondo diffusasi attraverso l’attività dell’uomo, detto infatti sinantropico, presente in ogni angolo remoto dove esso sia presente, che sia la Nuova Zelanda, entrambe le Americhe, o la gelida tundra della Siberia.

Poiché si nutre esclusivamente di legno già morto e umido quello che in natura sarebbero tronchi e rami caduti, preferisce l’ambiente umano dove questo è presente in maggior quantità a temperature più stabili e con un minor numero di predatori.

Ciclo vitale del tarlo del legno e il suo periodo

La femmina depone i suoi cluster da 20-100 uova nell’arco di pochi metri da dove ha compiuto lo sfarfallamento, quindi può usare una precedente galleria, propria o di altri insetti, oppure dentro le crepe del legno. L’ovodeposizione a metà giornata.

Lo stadio larvale è il processo più lungo della vita del tarlo, con una durata che va da 1 a 5 anni, perciò la loro infestazione può sembrare interminabile, l’alta umidità relativa (60%+) e una temperatura di 22°C li aiuta a svilupparsi.

Il progressivo calo di contenuto d’amido nel legno è uno dei fattori che rallenta il suo sviluppo e probabilmente contribuisce alla sua longevità.

La crisalide avviene vicino alla superficie del legno, è il momento in cui entra nel bozzolo per maturare, può durare sulle 8 settimane.

Lo sfarfallamento, ovvero quando l’insetto diviene adulto ed esce dal legno, avviene nei mesi di: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre.

Vive pochissimo tempo, non si nutre e il suo unico scopo per il resto della vita è accoppiarsi e depositare uova.

I maschi hanno solo 3-4 giorni per trovare una compagna, le femmine invece 2 settimane.

I suo predatori e parassiti

Nonostante l’ambiente isolato delle larve, sono spesso soggette ad attacchi da parte di parassiti e predatori, ci sono almeno 14 insetti tra questi secondo quanto osservato dall’Entomologo tedesco Becker G. nel 54.

I coleotteri della famiglia Cleridae (Opilus Domesticus e Korynetes caeruleus per esempio), Malachiidae, Ostomiidae, Melyridae (Anthocomus equestris).

Parassiti imenotteri sclerodermus domesticus,Spathius exarator,Cephalonomia gallicola, e infine Cerocephala cornigera, solo quest’ultima non sembra essere presente in Italia.

L’acaro Pyemotes Ventricosus, quest’ultimo, il più diffuso anche in Italia, è così comune che rischia di corrompere i risultati di ogni esperimento compiuto sul suo host se non viene escluso.

Molti di questi parassiti sembrano essere presenti solo nel Nord Europa o negli Stati Uniti.

L’acaro del legno (Pyemotes ventricosus)

Questo ragno o acaro, dal nome scientifico di Pyemotes ventricosus, infesta le larve dei tarli ma colpisce anche le persone, uscendo insieme al anobio allo sfarfallamento, può pungere gli esseri umani diventando la seconda causa di dermatite dopo l’acaro della polvere. E’ molto veloce e poiché non può vivere senza un parassita se non per qualche giorno è sempre in cerca di una preda. Può infestare anche il grano in cerca di ospiti. Non compie un’azione parassitaria sull’uomo o sui mammiferi in generale, ma li morde comunque, i sintomi riportati sono gli stessi sugli animali morsi. Risulta pressoché invisibile misurando appena 0,2 mm di lunghezza nel caso del maschio, mentre la femmina raggiunge i 1,2 mm. Non sono vettori di malattie infettive, ma rimangono un pericolo per i soggetti dalla pelle sensibile. Nelle abitazioni sono disinfestati con una sui suoi ospiti.

La tassonomia di questo insetto è ancora poco chiara, se per esempio il ventricosus e il pyemotes tritici, non siano lo stesso parassita. In alcune ricerche anche il ventricosus è associato al parassitismo con la larva di vespa Harmolita Tritici parte della famiglia di Chalcidoidea che si trova nel grano.

Sclerodermus domesticus 

Sclerodermus Domesticus foto di Luis Gordinho

un suo predatore presente anche in Italia. Appare come una formica grigia, ma è invece una tipo di vespa, particolare nel suo genere poiché la distinzione tra maschio e femmina è più netta, essendo la femmina l’unica dotata di pungiglione ma priva delle ali che invece ha il maschio. Questo parassita dipende dal tarlo, ma può rivelarsi aggressivo verso gli umani se si sente minacciato, proprio come le tipiche api,vespe e calabroni.

Si nascondono dove sono le loro prede, dentro gli oggetti di legno, una loro infestazione dipende dalla presenza di anobidi senza di cui non possono completare il loro ciclo vitale.

Questa vespa è chiamata “amico degli antiquari” per via della sua utilità ma non è il predatore ideale del tarlo in quanto può pungere anche l’uomo e generare centinaia di esemplari da un singolo ospite.

Spathius exarator

Foto di un paio di vespe Spathius exarator

Un’altra vespa parassita che dipende dall’anobio che infesta, infesta anche l’anobio del tabacco. Grande dai 2 ai 9 mm il suo corpo appare colorato con un motivo rosso, marrone e nero, la femmina possiede un ovipositore lungo quanto il corpo che sfrutta per perforare il legno, il maschio ne è sprovvisto.

Trova il suo ospite quando è in forma di larva dentro il legno, lo paralizza per poi deporre un singolo uovo al suo interno, si schiude dopo 3-5 giorni e comincia a cibarsi del suo host uccidendolo, 28-30 giorni dopo l’oviposizione si schiudono le sue uova.Una di queste vespe corrisponde ad una larva di anobio morta, è il suo più efficiente parassita, per uscire dalle gallerie crea il proprio foro di uscita, largo 0,5 mm si distingue da quello del tarlo che è invece largo 1-2 mm.

E’ possibile calcolare la frequenza di coleotteri vittime di questi parassiti osservando i differenti fori di uscita. Essendo le larve nascoste nel legno, questo appare come l’unico modo per contare il numero di esemplari .

Normalmente vive tra i 13 e i 21 giorni, ma è stato osservato che può essere nutrita con del miele aumentando le sue aspettative di vita dai 52 ai 96 giorni grazie al quale può continuare a produrre uova fino a 60 giorni.

Questa specie ha un uso commerciale nella lotta biologica contro gli anobidi, un singolo trattamento annuale sembra essere abbastanza nell’eliminare completamente la presenza del tarlo negli anni nel luogo coinvolto, considerando un ciclo vitale massimo di 5 anni, sembra consigliabile trattare gli oggetti per altrettanto tempo, non sembrano essere ostili contro l’uomo.

Cephalonomia gallicola

Grande 3,4 mm, dal colore arancione e l’aspetto di una formica, questo imenottero è molto simile alla sclerodermus domestica per aspetto e abitudini, come pungere le persone e il parassitismo, il suo ciclo vita dipende dall’esistenza del suo host.

Scarabeo blu metallizzato (Korynetes caeruleus)

Insetto sinantropico e predatore anche di un altro mangiatore di legno, l’orologio della morte; non causa danni alle persone, ma la sua presenza è collegata a quella del A. punctatum. Il suo colore blu metallizzato lo rende molto vistoso, non danneggia il legno, ma depone le sue uova nei fori di sfarfallamento così che le sue larve possano entrare nelle gallerie in cerca delle larve di tarli.

L’adulto si nutre di ogni stadio del suo ospite, da uovo a adulto, la larva invece non attacca l’adulto, colpisce però dall’uovo fino alla crisalide inclusa,usa le sue mandibole falciformi per penetrare dentro la membrana della larva per poi succhiarne le interiora.

Sono stati testati per essere allevati come arma contro gli anobidi, tuttavia non sembrano essere il predatore più efficace, la ricerca effettuata ha richiesto un controllo periodico dello scarabeo con cicli di freddo per mantenerlo e nonostante questo vari esemplari sono morti. Rispetto allo sclerodermus risulta però una soluzione meno problematica per l’attività umana che non sembra disturbare.

Termite o Tarlo?

Entrambe questi insetti sono presenti sul territorio italiano e si cibano della cellulosa nel legno (xilofagi), lasciando tracce simile alla segatura, ma ci sono differenze fondamentali di aspetto e abitudini.

Il tarlo, nonostante sia depositato insieme a molte altre uova è solitario e per questo non ha le stesse priorità, bisogni o doveri di una termite nei confronti dei suoi simili, può insidiarsi in oggetti piccolissimi come la cornice di un quadro o la canna di una pesca, dopo la pupazione esce senza curarsi dei danni compiuti o del buco che lascia. Compie una metamorfosi completa detta “olometabolismo”.

E’ solo quando è una larva che si nutre del legno.

La termite è profondamente diversa, seppur con dimensioni simili, 5 cm, assomiglia di più ad una formica color crema lucida e traslucente , vive in una colonia, è detta infatti eusociale, in una sorta di casta ma con differenze fisiologiche, come per le api ci sono termiti diverse, distinte in re e regina, operaie e soldati.

Si nutrono di legno tutta la vita, passano attraverso varie mute ma non vanno in ibernazione, né hanno bisogno della crisalide per maturare grazie ad una metamorfosi incompleta chiamata “emimetabolia” per cui escono dall’uovo molto simili all’adulto, sono dette ninfe.

Entrambe nutrendosi di legno usano la propria flora batterica per metabolizzare la cellulosa e raccoglierne gli elementi nutritivi, ma nel caso delle termiti la loro regina non spruzza un fungo sul loro uovo perché possano consumarlo uscendone, ma piuttosto sono le giovani ninfe che si nutrono delle feci per infettarsi con il batterio.

foto di escrementi di termiti
Escrementi di termiti, data la maggior quantità media di esemplari presenti insieme, sono più facili da notare rispetto a quelle di tarlo che a malapena si distinguono dalla segatura

Un altro elemento che le distingue sono le ali, sclerificate e coperte nel coleottero ma funzionali, nelle termiti invece sono presenti solo nelle re e regine nel momento della sciamatura, quando volano in cerca di un compagno e una nuova colonia.

La termite ha bisogno di grandi spazi per costituire la sua colonia con la prospettiva che sarà abitata da migliaia di individui e durerà almeno un paio di anni, anche se apparentemente l’anobio può sembrare più longevo con una permanenza che raggiunge anche i 5 anni, la regina delle termiti può vivere per decenni. Infine gli escrementi, già descritti sopra, invece quelli della termite (immagine a sinistra) sono più vistosi e numerosi, variano a seconda della specie ma generalmente sono più scuri e come piccoli chicchi granulari come dei pellets, differenti quindi dalla polvere lasciata dall’A. Punctatum.

Le termiti nonostante i numeri non sempre lasciano segni evidenti del loro passaggio, alcune specie per ragioni di igiene spingono fuori il proprio sterco dalla colonia, mentre altre specie lo riutilizzano, in una sorta di cemento con cui costruire e potrebbero  usarlo per chiudere quei buchi verso l’esterno rendendo la rilevazione di eventuali nidi più difficile.

Rapporto con l’uomo

Fori di sfarfallamento del tarlo del legno foto di Michael F. Potter, University of Kentucky College of Agriculture

Identificare e prevenire l’infestazione

La sua attività distruttiva nei riguardo del legno vecchio o umido la rende seconda solo alle termiti, nonostante le dimensioni grazie al il numero di esemplari medio di ogni covata e la sua longevità risulta molesta ad antiquari, restauratori e qualunque persona con dei mobili di legno che non siano stati trattati o con vernice rovinata.

Il tarlo adulto infatti evita di deporre uova su legno laccato, cerato, macchiato o verniciato, anche se questo non impedisce a una larva già presente di uscire. Attaccano sia il legno tenero che duro ma evitano quello con scarso contenuto di amido, inferiore al 3% e troppo secco, umidità inferiore al 13%.

E’ difficile riconoscere questo insetto poiché passa la maggior parte della sua vita nascosto dentro le gallerie che scava. Inoltre in quanto siano entrambi anobidi possono assomigliare all’Anobio del tabacco, come esso assomiglia a quello del pane.

Foto di Anobio del tabacco
Foto di Anobio del tabacco

La distinzione si può fare con le loro differenti abitudini, poiché il tarlo esce o entra nei mobili, mentre gli altri anobidi si nascondono dentro le dispense di cibo.

Tunnel dei tarli
Tunnel dei tarli come visti dall’interno

I sintomi più espliciti sono il rumore notturno dei tunnel che vengono scavati e la presenza di stretti buchi, (fori di sfarfallamento) e una sottile polverina che esce dal legno infestato.

Poiché i buchi sono il risultato della maturazione dell’insetto possono essere il sintomo di una infestazione conclusa piuttosto che una in atto, anche se per comodità l’insetto riutilizza le stesse gallerie.

Come capire se c’è una infestazione in corso?

Poiché tende a lasciare dietro di sé gli scarti, una infestazione attiva lascerà una polvere tipica del legno appena segato, quando invece appare ingiallita, impolverata, o con croste allora il danno è vecchio.

Per le falegnamerie, solitamente l’essiccazione a forno a 60°C è sufficiente per uccidere qualsiasi stadio del ciclo di questi mangiatori di legno.

Quando gli oggetti infestati sono molto piccoli, come una statua di legno, o una piastrella di legno, è possibile uccidere l’infestazione lasciando l’oggetto in freezer per una settimana.

Mantenere un ambiente secco è utile per contrastare molti insetti in generale, come acari, cimici e psocotteri.

I trattamenti antitarlo

L’industria delle disinfestazioni utilizza diversi metodi per togliere questo infestante, i pesticidi di solito non sono impiegati e vengono sconsigliati perché si ritiene che possa spingere le larve ancora più in profondità, anche se quelli a base di borati sembrano essere abbastanza efficaci per uccidere le larve. Funzionano solo quando si ha a che fare con del legno che non sia stato laccato, impermeabilizzato o verniciato in quanto il composto non è in grado di penetrare vernice, poliuretano o impermeabilizzanti a base di acqua, inoltre maggiore l’umidità del legno e migliore sarà la penetrazione.

Trattamenti a gas o fumigazione

si tratta di isolare una zona o manufatto ed immettere dei gas inerti come biossido di carbonio,azoto o argon, in modo da privarle dell’ossigeno ed ucciderle quando raggiunge un livello inferiore al 0,2%. Condizioni che devono essere mantenute per almeno 2 settimane per assicurarsi che l’insetto sia soffocato.

La privazione dell’ossigeno distrugge la produzione di glucosio dentro il loro corpo, inizialmente sperimentano una perdita di peso, per poi morire, questo metodo associato ad un aumento della temperatura riduce il tempo di esposizione necessario per ucciderle, poiché con l’aumentare della temperatura la respirazione dell’insetto è più veloce, questo causa una perdita maggiore di acqua.

Un’alternativa al soffocamento era l’avvelenamento, ma poiché questo coinvolgeva l’uso di gas (bromuro di metile, idrogeno fosforato e ossido di etilene) banditi per legge, è una pratica in disuso, questo perché quei gas minacciano lo strato di ozono, inizialmente questo avvenne con il protocollo di Montreal nel 1989, ma l’uso in particolare di prodotti a base di bromuro di metile finì solamente nel 2010 in Italia, mentre nel 2015 negli Stati Uniti.

Fluoruro di solforile (Vikane)

E’ ancora possibile effettuare fumigazione con i gas giusti, un’alternativa è il Fluoruro di solforile, o Vikane, poiché si dissipa rapidamente nell’atmosfera su cui non sembra avere alcun effetto residuo, non è considerato un gas serra anche se contribuisce in minima parte alle pioggie acide. Per l’agenzia della protezione ambientale americana è l’unico fumigante che si può usare negli ambienti residenziali.

Fosfina

Il secondo agente chimico impiegato è la fosfina o PH3, un gas incolore e insapore, è uno dei più tossici tra le soluzioni di fumigazione impiegate, probabilmente per questo non sembra essere usato per gli ambienti residenziali.

Poiché si disperde rapidamente dal cibo su cui non sembra avere effetti negativi e neanche sulla germinazione , è applicato nella disinfestazione di luoghi contenenti derrate alimentari, che siano dentro dei silos,mulini,container,ripostigli o stive delle navi. Il tempo di esposizione necessario è sui 4 o più giorni, a differenza di altre soluzioni non è possibile diminuire il tempo di esposizione con una dose maggiore, poiché questa induce un effetto narcotico che ne riduce la mortalità.

Può distruggere l’insetto ad ogni suo stadio di sviluppo ed agire su molti comuni infestanti del cibo come le tarme, le calandre, l’acaro della farina, l’anobio del tabacco e anche per la derattizzazione.

Non può essere usato in presenza di persone prive di protezione, il livello massimo di esposizione è 0,3 ppm per una settimana di lavoro di 40 ore, una concentrazione di 2,8 mg/l, 2000 ppm nell’aria risulta letale dopo poco tempo o senza un successivo lavoro di bonifica poiché è nocivo alle persone a livello di problemi neurologici, renali,cromosomici, respiratori,ossei, ed epidermici, il CDC americano non lo classifica come carcinogeno.

Una pratica impropria di questa sostanza può causare agli acari di diventare immuni durante la maturazione. Alcuni infestanti del grano sono diventanti molto resistenti alla fosfina (il Rhyzopertha dominica e il Tribolium castaneum) quindi nel tempo potrebbe gradualmente diventare obsoleta.

Test effettuati su questa sostanza nei riguardi della germinazione dei semi di cereali hanno constatato che in condizioni normali non sembra avere effetti, tuttavia ulteriori test effettuati (da Joubert and Du Toit nel 1969) sulla crescita e resa da semi sottoposti a ripetute fumigazioni (3 volte con la fosfina) hanno evidenziato una riduzione nel granoturco.

Trattamento a freddo

Un metodo che difficilmente viene usato, poiché risulta meno pratico delle altre soluzioni, ma sembra essere per lo più impiegato per trattare artefatti di musei.

Non è semplice poiché in natura questo infestante riesce a sopravvivere a temperature inferiori al punto di congelamento, è stato osservato che dato abbastanza tempo anche le larve riescono ad adattarsi alle condizioni di freddo, per questo per ucciderle non basta utilizzare un freezer comune, bisogna sottoporrle ad un freddo profondo e veloce. Una temperatura inferiore ai -20°C, con cicli ripetuti di congelamento e scongelamento sembrano essere necessari per uccidere qualunque larva che rimanga all’interno del legno, facendo sempre attenzione a quali effetti questo possa avere sugli oggetti coinvolti.

Trattamento a caldo

E’ possibile effettuare una disinfestazione di un oggetto esponendo l’insetto ad alte temperature, 50°C sono sufficienti, tuttavia senza un adeguato controllo sull’umidità relativa l’uso di un normale forno si espone l’oggetto a cali eccessivi di umidità con conseguente deformazione e restringimento degli oggetti trattati, un risultato irreversibile che rende questo processo inutile.

Esistono compagnie che usando enormi forni o tramite l’isolamento in tende e l’immissione di aria calda mediata da sensori per il monitoraggio e controllo della temperatura e dell’umidità possono trattare mobili e persino edifici interi per una disinfestazione.

Tipicamente i trattamenti dentro queste camere-forno richiedono dalle 16 alle 24 ore, una ricerca sugli effetti di questo metodo utilizzando i macchinari della cmpagnia “thermo lignum” su oggetti di legno antichi, dorati e dipinti non ha trovato cambiamenti negli esemplari trattati ad eccezione della diffusione della resina in essi, perciò si può considerare come un metodo veloce il cui impatto sull’ambiente sarebbe nullo nel caso i macchinari fossero alimentati con energia sostenibile.

I trattamenti a Microonde

Foto di un cabinato a microonde per eliminare i tarliSono un metodo spesso usato in quanto fornisca una comoda alternativa all’uso di pesticidi o gas nocivi per l’ambiente, persone o altri insetti non infestanti.

E’ un cabinato smontabile che può essere puntato su mobili,pavimenti e travi, questo trattamento è effettuato con un emettitore a microonde da 2,45 GHz e 915 MHz.

Come funziona un microonde?

L’emissione di microonde avviene grazie ad un dispositivo chiamato “magnetron“, il quale sfrutta  l’energia elettrica per scaldare un filamento che crea un flusso di elettroni che interagisce con un campo magnetico per trasmettere microonde, ovvero delle onde ad alta frequenza che “eccitano” le molecole di un oggetto scaldandolo.

Il dispositivo che emette le microonde è isolato all’interno di una gabbia di Faraday, poiché nonostante siano un tipo di radiazione non ionizzante, che non permane nell’area, quindi sicura per le persone, tuttavia potendo reagire con le molecole d’acqua presenti negli esseri viventi questi apparecchi se usati direttamente su questi risulterebbero molto dannosi.

Una precauzione che viene presa nell’usare questo trattamento è la rimozione di ogni eventuale oggetto di metallo presente sul legno come chiodi, viti o ganci, per evitare surriscaldamento o archi i quali potrebbero causare incendi, in caso questo sia impossibile, l’addetto può coprire queste superfici con del nastro o fogli di alluminio, il che li rifletterà sul magnetron, un’alternativa migliore seppur negativa.

Come il microonde uccide l’insetto

Il microonde ha il vantaggio di indurre calore per radiazione rapidamente e in modo selettivo in determinati materiali. Quando si agisce su del legno infestato da questi coleotteri, non viene scaldato solo quello ma gli insetti direttamente piuttosto che come conseguenza di un riscaldamento ambientale. La morte per riscaldamento negli insetti in generale avviene con la denaturazione delle loro proteine, viene danneggiata la struttura degli enzimi.

Temperature necessarie per disinfestare il tarlo nei vari stadi

Nei test effettuati sul del legno con una umidità tra il 12% e il 20%, serve una temperatura tra i 45 e 65°C ed una esposizione di 30 minuti per uccidere i vari stadi di sviluppo dei coleotteri del legno, inclusi quindi i cerambicidi. Questi tempi possono essere diminuiti usando temperature più alte. A 1200 Watt in genere il macchinario impiega 6-7 secondi per raggiungere i 60°C e 30 secondi per arrivare a 90°C.

L’uovo ha la tolleranza più bassa a 46°C, mentre per la larva servono 52°C, per l’adulto invece 54°C. Quando si ha anche fare invece con un altro xilofago, lo Hylotrupes bajulus, servono temperature più alte, 62°C.

Questi macchinari sono stati testati ed impiegati anche su manufatti storici, per esempio con un antico artefatto  religioso rumeno di legno, sottoposto ad un trattamento di 45 minuti ad intervalli di 6 secondi, non sono rimasti segni visibili di degradazione e 12 mesi dopo l’intervento risultava ancora priva di tarli.

I suo predatori come soluzione ecologica

Come descritto sopra, ci sono almeno 14 insetti che predano gli xilofagi, la maggior parte vivono anche in Italia e alcuni di essi sono stati anche testati come soluzione disinfestante.

Quello che sembra aver avuto più successo è la vespa spathius exarator, finora l’unica attualmente in commercio, una ricerca effettuata su edifici infestati e trattati con la vespa tra il 2012 e il 2016 ha potuto constatare che un singolo trattamento annuale per la durata della vita media dell’infestante, circa 5 anni è sufficiente per eliminare completamente la sua presenza.