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Le api – apis mellifera

ape su di una lavanda

L’ape europea (Apis mellifera), anche conosciuta come ape domestica e ape da miele  è un  imenottero apocrita ( come le vespe , api e formiche) della famiglia delle Apidae. E’ la specie di ape con maggiore distribuzione al mondo. Originaria dell’ Europa , Africa e parte dell’Asia. Classificata da Carlo Linneo nel 1758.

A partire da allora furono descritte dai tassonomia altre varietà geografiche o sottospecie fino a raggiungere, ai giorni nostri trenta razze di api.

Anatomia dell’ape mellifera

Testa

Ci sono varie differenze nell’aspetto di una ape mellifera a seconda del ruolo nella casta, anche solo nella forma della testa, come possiamo vedere in questo confronto tra la femmina lavoratrice e il drone maschio. La femmina ha un muso più triangolare, mentre il lavoratore è più tondo anche nel suo apparato visivo, che appare quasi come una singola sfera nascosta da antenne e ocelli.

Antenne

Ogni membro della casta è dotato di 2 antenne di fronte alle loro teste, sono essenziali per guidare l’ape in un mondo che vede in modo sfocato e approssimativo, insieme ad occhi ed ocelli serve a fornire un’immagine del mondo intorno a lei, gli permette di percepire gli odori. Se toccate direttamente possono reagire a diversi stimoli, per esempio una sostanza zuccherina le attiverà il riflesso che estende la proboscide. Grazie alle antenne percepiscono i feromoni, essenziali per scambiare messaggi tra le api, ritrovare l’alveare, attaccare o difendere da una minaccia ed altro.

Le antenne del drone sono più sensibili perché devono trovare una femmina da fecondare.

Occhi

Diversi da quelli tradizionali, simili a quelli di molti artropodi, l’apparato visivo è formato da 2 occhi detti composti e 3 ocelli.

Gli occhi composti, chiamati tali perché formati da migliaia di unità di foto-ricezione indipendenti chiamate Ommatidio, in poche parole rispetto agli occhi umani hanno dei vantaggi, quali un angolo di visione più ampio e sono più veloci a percepire i movimenti, una mellifera può rispondere ad un movimento in 0,01 secondi rispetto ai 0,05 degli umani. Gli svantaggi sono una immagine poco definita, da qui il bisogno di affidarsi agli altri sensi.

Gli occhi dell’ape gli danno una vista a 360 gradi, nonostante i droni non svolgano tutti i compiti della femmina possono avere il doppio di ommatidi.

Gli ocelli, appaiono come 3 puntini sulla testa dell’insetto, sono occhi semplici che possono percepire la luce e la sua variazione ma senza formarne un’immagine, dovrebbero contribuire al suo sistema di navigazione e dargli un’idea di quando rientrare all’alveare.

Mandibole

Usate per masticare o prendere, a volte anche per difendersi, l’ape regina le usa per emettere feromoni che controllano la colonia, le sue e quelle dei droni sono più appuntite mentre la lavoratrice le di più lisce per aiutare nella produzione della cera e nella pulizia delle altre api. Il piccolo coleottero dell’alveare tocca questo apparato con le proprie antenne per mimare l’aspetto della prole e farsi nutrire.

Proboscide

Come per le zanzare è l’apparato con cui prendono il nutrimento, succhiano il nettare e trasferiscono il cibo tra di loro, nei bombi è più lungo.

Ghiandole

Si trovano dentro l’addome e nella testa, quelle nella testa servono a secernere la pappa reale per nutrire la regina, quando questa sostanza è viene data alle larve femmine diventeranno regine.

Addome

Quello di alcune api quali mellifere e bombi si distingue rispetto a calabroni e vespe perché è peloso, caratteristica che le aiuta ad impollinare. contiene i due stomaci dell’ape, importanti per nutrirsi e produrre il miele, il cuore e il sistema circolatorio.

La borsa melaria

Una porzione di addome che si espande e contrae, una tasca temporanea dove l’ape deposita il nettare da riportare all’alveare per poi essere processato in miele.

Ghiandole addominali

Ci sono quelle della cera, con cui producono il favo, e quelle di nasonov, che emettono un feromone con cui si possono reclutare api lavoratrici o attirare quelle che si sono perse, o anche solo scambiare informazioni, questa ghiandola si trova vicina alla punta dell’addome.

pungiglione

I droni ne sono sprovvisti, nelle femmine si trova dentro l’addome fino a che non serve, è collegato alla sacca del veleno, rispetto ad altre api come quella carpentiera il loro pungiglione è più fragile, quando colpisce i mammiferi come gli umani rimane incastrato e nell’estrarlo smembra  il suo addome e muore, altrimenti sono capaci di attaccare più volte, quello dei bombi è liscio mentre nelle api da miele è spinato. La maggior parte delle api non sono aggressive, però nel momento in cui pungono oltre al loro veleno rilasciano dei feromoni che attirano altre api, una singola puntura non è molto pericolosa a meno che non siate allergici, ma se succede vicino ad un alveare ne può causare altre.

Non è l’unico sistema di difesa delle api, ma gli altri sono fatti di strategie, come intrappolare i coleotteri dell’alveare con la propoli, o cuocere alla morte i calabroni con un lavoro di gruppo.

Organi riproduttivi

Variano come è tipico a seconda del membro della casta, le lavoratrici femmine non possono riprodursi, solo la regina e i droni possono farlo. La regina ha le sue ovaie ed il ricettacolo seminale dentro l’addome che risulta più lungo, contiene così tanto sperma, relativo ai bisogni della riproduzione che nonostante si accoppi una sola volta possa produrre migliaia di api.

I genitali del drone sono interni fino a quando non deve riprodursi, rimangono dentro la regina con cui si accoppia, per cui il processo gli è fatale.

Apparato alare

attaccate al torace sono le due paia di ali, quelle anteriori sono più larghe rispetto a quelle posteriori, tra di loro sono collegate con dei ganci chiamati hamuli. contraendo i muscoli dentro il torace riescono a far sbattere le ali fino a prendere il volo, i bombi hanno muscoli più forti che gli permettono di volare più a lungo e a temperature più basse, ma gli serve comunque più tempo per riscaldare i muscoli. I droni possono volare più lontano per trovare una femmina, la regina i cui muscoli sono più deboli poiché tende a rimanere dentro l’alveare.

Zampe

6 zampe, 3 per lato, quelle anteriori sono usate insieme alle zampe medie per pulire le antenne da polvere e polline e per mettere quest’ultimo dentro la Corbicula, il cesto dove trasportano il polline.

Le zampe posteriori sono utilizzate per accumulare il polline. Tutte le zampe sono dotate di artigli utili per raccogliere, e darsi stabilità e trazione sul terreno. Ulteriore aiuto è dato da dei lobi (empodial lobes) che vengono schiacciati su una superficie troppo liscia come il vetro insieme ad una sostanza appiccicosa che secernono e gli impedisce di cadere.

Struttura Sociale dell’alveare:

Le caste:

Le api sono insetti sociali con tre tipi di individui differenti, all’interno della colonia questi tipi formano le caste:

  • L’ape regina; femmina
  • Le api operaie; femmina
  • I fuchi ; maschi

Ogni Casta ha la sua speciale funzione e sviluppa un tipo differente di lavoro nella colonia.

La Regina è l’unica femmina che può essere fecondata dai fuchi maschi; depone uova fecondate e non;   le prime  danno origine alle api operaie e le seconde ai fuchi a causa di un meccanismo chiamato partenogenesi .

Ogni casta ha un ciclo di sviluppo differente, e per ogni specie vengono create differenti tipi di celle. Il periodo dello sviluppo è normalmente di sedici giorni per l’ape regina, ventuno per le operaie e ventitré giorni per i fuchi.

Per trasformarsi in un ape regina , una larva dovrà essere nutrita dalle operaie con pappa reale (sostanza secreta dalle ghiandole ipofaringee della testa delle api operaie) e collocata in una cella speciale. Anche le larve delle operaie nelle sue prime fasi mangiano pappa reale però passano presto ad un altra dieta . Il fatto è che se una operaia mangia pappa reale può sviluppare la possibilità di deporre uova, ma queste saranno infeconde perché non c’è l’accoppiamento con i maschi, e potranno solamente far nascere altri maschi . Questo fenomeno può succedere quando l’arnia dove vive la colonia rimane priva della regina.

Ciclo di vita dell’Ape Regina

api regine
ape regina

Prima di parlare di Apicoltura è molto importante informarsi bene sulla parte entomologica e sociale di queste meravigliose creature; le api da miele o mellifere. Animali molto interessanti sotto molti aspetti che sopravvivono e si perpetuano come una unità che chiamiamo :”colonia”.

L’ape Regina, a seconda del clima di solito comincia a deporre uova in primavera, Questa attività è condizionata dalle informazioni che continuamente riceve dall’esterno ( flusso del nettare, raccolta del polline, durata del giorno, temperatura etc.). La regina è l’unica femmina fertile e da lei nascono tutte le api, non abbandona l’arnia se non durante il volo nuziale di fecondazione o quando si produce uno sciame con lo scopo di creare una nuova colonia. Da questo accoppiamento riceverà la quantità di seme maschile che le basterà per tutta la vita. Il seme resterà attivo dentro di lei, conservato in una spermateca.

La Regina deposita le sue uova in celle di cera costruite dall’operaie dalla forma esagonale. L’uovo così deposto dopo il terzo giorno si trasforma in larva. Circa una settimana dopo emerge l’ape adulta.

Quando la regina finisce la sua fase di alimentazione larvale e si impupa, si sposta a testa in giù. Durante la fase della pupa, le api operaie coprono o sigillano la cella vera e propria.

Le api regine vivono in media tre anni. Le operaie vivono periodi molto più brevi, in media meno di tre mesi.

Come riconoscerla tra le api operaie: 

L’ape regina presenta il tronco più allungato: la lunghezza si aggira attorno ai due centimetri.

Il suo addome, oltre ad essere più sviluppato ed appuntito rispetto all’ape operaia, è anche più lucente. A differenza delle operaie, l’ape regina è priva di apparato per raccogliere il polline, delle ghiandole ceripare e delle ghiandole faringee. Il suo compito consiste nella deposizione di uova e riesce ad arrivare anche fino a 2.000 al giorno.

Se vuoi riconoscere l’ape regina in maniera più rapida, trova quella sprovvista di peli sul pungiglione utilizzando una lente d’ingrandimento.  Per rendere più immediato il riconoscimento, gli apicoltori utilizzano un codice colorato, questa marcatura avviene utilizzando un pennarello sicuro o un dischetto colorato, questi colori indicano l’anno d’introduzione della regina nella colonia.

Le api operaie;

ape operaia al lavoro
api operaie

Le api operaie sono femmine infertili. Secernono la cera utilizzata per costruire i favi e sono incaricate di pulire e mantenere l’arnia, far crescere le larve, vigilare sul favo e raccogliere il nettare e il polline .

Come in tutti i membri dell’alveare , l’organo ovopositore è stato modificato in un pungiglione che inietta il veleno prodotto dalle ghiandole addominali. Di solito lo usano in un nemico per difendersi, però le api muoiono poco dopo aver fatto questo perché tentando di estrarre il pungiglione, a forma di amo, si strappano anche la ghiandola.

I Fuchi;

il fuco
maschio di apis mellifera mellifera

I Fuchi sono api maschio della colonia . Le uova da cui escono non sono state fecondate e pertanto hanno la metà della dotazione genetica della specie. I Fuchi non raccolgono nettare ne polline. La ragione di vita dei fuchi è quella di fertilizzare la nuova regina. Questi si accoppiano con la regina in pieno volo, appena finalizzato l’accoppiamento, il fuco muore. L’ape regina si accoppia con vari maschi (spesso più di 15) nei suoi diversi voli di fecondazione.

quando si dice trasporti..
ape operaia durante il suo lavoro

Se nell’anno non ci sono voli nuziali dall’arnia in cui sono nati, i fuchi parteciperanno al volo nuziale della regina di qualche altra arnia, contribuendo alla ricchezza genetica delle famiglie vicine.

I Fuchi non hanno il pungiglione , già che il loro pungiglione è in realtà un ovopositore modificato.

Impollinazione

Le api non sono l’unico metodo per impollinare i fiori, contribuiscono il vento,l’acqua, gli uccelli,i pipistrelli, persino le zanzare, ma l’ape rimane il più efficiente, almeno per quei fiori incapaci di auto impollinarsi, questa è chiamata impollinazione entomofila o entomogama.

I fiori hanno due organi riproduttivi, Stame e Pistillo. Lo stame è quello maschile, il pistillo è quello femminile. L’ape entrando nell’interno del fiore in cerca di nettare e polline, quest’ultimo rimane attaccato al corpo dell’ape che visitando un fiore compatibile ne inseminerà il pistillo. Ogni insetto capace di impollinare è chiamato pronube in biologia.

Vedi anche:

  • Le api e il miele nella Storia
  • Apicoltura come iniziare
  • Attrezzature necessarie per apicoltura
  • La scelta dello sciame
  • Gli insetti -Morfologia

 

 Le api selvatiche fanno sì che il 70% delle colture vegetali siano impollinate. Senza di loro questo non è possibile.

Proteggiamole!