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Entomofagia – gli insetti che possiamo mangiare

vetrina insetti edibili in svizzera

L’entomofagia (dal greco éntomos, “insetto”, e phăgein, “mangiare”), è un regime dietetico, obbligato o facoltativo, che vede gli insetti come alimento. Dal punto di vista ecologico è un rapporto trofico di predazione o parassitismo ed è osservabile in un gran numero di gruppi animali come insetti, uccelli, rettili, anfibi, pesci e mammiferi e di microrganismi. Dal punto di vista antropologico è una pratica diffusa presso molte popolazioni del pianeta basata su particolari gusti o mode o sulla necessità di integrare il fabbisogno nutritivo di proteine.

Entomofagia nella Storia

La pratica di consumare insetti è molto antica e affonda le radici nella nostra storia di specie, in particolare in quella dei nostri progenitori primati, che erano in qualche misura tutti insettivori.
Secondo recenti studi di biologia nutrizionale, proprio il loro consumo avrebbe giocato un ruolo decisivo nel nostro sistema evolutivo.

Ad esempio nella La Bibbia,  e più precisamente nel Levitico, si prevede espressamente che ci si possa cibare di locuste, cavallette, grilli, cucinati nel modo più adatto alla loro specie, ma si impedisce di mangiare tutti gli altri insetti.

Il consumo di insetti nella storia e nella cultura europea è testimoniato da storici greci e romani che descrivono le cicale come un alimento presente nei banchetti greci. Erodoto narra di popolazioni libiche che usavano mangiare locuste mescolate con il latte. Aristotele scrive di come le cicale siano più buone allo stato di crisalide. Plinio, nella sua Naturalis Historia, parla di una larva chiamata Cossus (larva di Lucanus cervus o Prionus coriarius) servita in delicatissimi piatti nei banchetti romani.

larva di lucanus cervus
prelibatezza per gli antichi romani

Spostandosi poi di diverse migliaia di chilometri più a est, in Cina il consumo di insetti era una pratica comune; ci sono testimonianze al riguardo durante tutte le dinastie dal 600 al 1600.

Avvicinandoci ancor di più ai tempi nostri e spostandoci nelle Americhe sappiamo che il popolo degli aztechi si alimentava di ben 91 specie differenti di insetti cucinati nei modi più svariati e si narra venissero preparati a corte, per colazione, all’imperatore tutte le mattine.

In Thailandia 150 specie di insetti raccolte dalla comunità locale sono parte della dieta abituale. Una ricca storia sull’entomofagia proviene anche dal Kenya e dal Burkina Faso.
Gli insetti facevano parte anche della dieta tradizionale giapponese. Nel 1919 sono state documentate circa 55 specie di insetti commestibili.

 L’antropologo Marvin Harris (1990), sosteneva che americani ed europei non si nutrono di insetti perché in queste parti del mondo ve ne sono meno rispetto alle aree tropicali e perché non rappresentano la scelta migliore in termini di costi e benefici. Al contrario, delle foreste tropicali dove è difficile trovare selvaggina, e l’habitat è ricco di insetti anche di grosse dimensioni, ecco che la dieta tenderà a essere una dieta insettivora.

La Regolamentazione Europea

dieta entomofaga
novel food: grilli con le verdure

Con il Regolamento (UE) 2015/2283, entrato in vigore il I gennaio 2018, il Parlamento Europeo ha aggiornato le regole per l’introduzione e la vendita di nuovi alimenti destinati alle nostre tavole, i cosiddetti Novel food, espressione con cui si designano tutti quei prodotti alimentari che non fanno parte della tradizione europea, una categoria alimentare che include anche gli insetti. Tale Regolamento va ad abrogare la precedente normativa di settore, il Reg. (CE) 258/97, vecchia di vent’anni.

Per quanto riguarda il consumo, la vendita e la preparazione è necessaria però una richiesta da presentare all’autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) che contenga dati specifici sulla sicurezza della sostanza in oggetto. Viene poi rilasciato dalla stessa Commissione Europea un autorizzazione di inserimento nell’elenco dell’Unione (Union list)

I prodotti a base di insetti oggi sul mercato includono insetti interi, come i vermi della farina essiccati, a volte aromatizzati con menta o altri aromi,  e grilli essiccati e macinati (farina di grilli) consumata come ingrediente per realizzare altri prodotti trasformati, come barrette, pasta, snack.

Allevamenti specifici per ogni tipo di insetto

allevamento ancheta domesticus
grilli da mangiare

Gli allevamenti di insetti commestibili rappresentano una nuova pagina nell’ allevamento di animali da pasto in Europa e anche in Italia.

Le modalità di allevamento variano in funzione delle specie di insetto che si vogliono allevare.
Il grillo, per esempio, non può essere allevato come una larva della farina e viceversa. Gli insetti, come gli altri animali di allevamento, hanno infatti cicli di vita diversi a seconda della specie, e gli ambienti e le attrezzature sono scelte dall’allevatore di conseguenza. Recentemente l’associazione europea di produttori di insetto per uso alimentare o mangimistico IPIFF ha pubblicato un documento molto utile agli operatori, dove si spiegano le buone pratiche igieniche da seguire nelle varie fasi di allevamento e trasformazione, a prescindere dalla specie che si voglia allevare.
Si distingue quindi la base normativa da seguire in caso di allevamento a fini mangimistici e a fini di consumo umano.

Secondo alcune statistiche riportate dal FAO, gli insetti mangiati con più frequenza sono: cavallette, grilli, termiti, formiche, larve e camole della farina, falene, ragni, e scorpioni.

Che siano nutrienti è sicuro ma fanno veramente bene?

Le proprietà nutritive degli insetti sono considerevoli: forniscono proteine di alta qualità e questo è assodato. E ancora: sono ricchi di acidi grassifibre e micronutrienti come il rame, ferro, manganese , magnesio, fosforoselenio zinco.

C’è, però, anche un rovescio della medaglia: bisogna ancora indagare sulla possibilità che gli insetti abbiano proprietà “anti-nutritive” e il rischio di eventuali allergeni. La preoccupazione principale riguarda la chitina, sostanza presente nell’esoscheletro degli insetti, relativamente alla quale uno studio ha paventato un possibile effetto negativo sulla digestione delle proteine.

cavallette da mangiare
cavallette fritte con cipollina

Decisamente comunque visto forse un poco alla leggera, l’allevamento degli insetti a scopi edibili è decisamente un ottimo affare, giustificabile anche sotto il punto di vista dell’impatto ambientale: se pensiamo che  un bovino necessita di circa 8 kg di cibo per aumentare di un chilogrammo il proprio peso corporeo; gli insetti, in media, sono in grado di convertire 2 kg di cibo in un chilogrammo di massa.

I suini producono, sempre in media, da dieci a cento volte più gas serra per chilogrammo di peso rispetto a quelli  prodotti dalla camole della farina , utilizzano meno acqua del bestiame convenzionale.

Ma la sofferenza animale dove la mettiamo?

A proposito di ciò che è stato detto,  nel quadro complesso, delle scelte e delle mode alimentari, si sta facendo strada una corrente “di pensiero”, o di consumo, chiamata “ento-veganesimo”, che prende le mosse dall’approccio “sostenibile” al cibo, promosso dal veganesimo in termini di consumo delle risorse, e di impatto ambientale, e lo combina con l’alto valore e l’efficacia nutrizionale degli insetti, sorvolando però inevitabilmente sulla questione etica di fondo del paradigma “cruelty-free”: la sofferenza animale.

La questione non è da poco, e apre a nuovi interrogativi, estendendo i confini del dibattito a temi che stanno al confine tra etica, diritti ambientali, marketing e salute.

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entoveganesimo: un altra moda